Master di II livello del Dipartimento
di Neuroscienze
dell'Università degli Studi di Torino
PSICO-ONCOLOGIA
A.A. 2013-2015
1. Formazione esperienziale: Un assunto di base è che le competenze non possono prescindere da un approfondimento multidimensionale degli aspetti caratterizzanti l’ambito della psico-oncologia quale il rapporto tra operatori, famiglia e paziente. L'apprendere ed il condividere, a livello di presentazione e di esperienza diretta, il lavoro in una equipe multidisciplinare specifica per il paziente oncologico rende possibile l'acquisizione di modelli operativi ormai sanciti anche dai percorsi accreditati a livello regionale (PDTA).
2. Visione di materiale clinico diretto
attraverso affiancamenti a psico-oncologi ed oncologi operanti nei
servizi e, in sede didattica, di video ed audio registrazioni di sedute
individuai e di gruppo
3. Formazione alla comunicazione: avviene
con diverse modalità, in parte comuni ed in parte differenziate tra i
partecipanti psicologi e medici: discussioni interattive, interviste
individuali seguite da focus groups, affiancamenti a momenti
comunicativi significativi nella pratica clinica, giochi di ruolo con
l’ausilio di attori che riproducono le situazioni comunicative nelle
varie fasi del percorso di malattia.
4. Aderenza alla pratica clinica: lungo
tutto il corso del Master sono previste discussioni interattive su casi
clinici. Saranno inoltre forniti i riferimenti
psico-oncologici a cui rivolgersi nella propria realtà attraverso il
contatto con i referenti della Rete di Psico-oncologia che è stata
creata in tutti i Poli Oncologici.
5. Attenzione focalizzata sulla qualità di
vita: la qualità di vita del paziente oncologico costituisce il filo
conduttore e la finalità ultima dei diversi tipi di interventi previsti
nel carico didattico del master. Oltre alle relazioni maggiormente
tecniche e specialistiche, sono previsti specifici momenti di sintesi,
finalizzati a non perder di vista l'obiettivo principale dell'
intervento psiconcologico, vale a dire il miglioramento della qualità
di vita del paziente.
6. La dimensione antropologico-culturale:
poiché i giudizi/pregiudizi sono parte intrinseca di ogni cultura che
coinvolge sia i pazienti ed i familiari sia i curanti, è prevista una
parte di antropologia culturale che permetta di riconoscere come vi
siano modi diversi e possibili di rappresentare e gestire il fenomeno
della malattia ed eventualmente della morte e che quello che viene
attuato nel nostro sistema è in realtà condizionato, come inevitabile,
dai nostri modelli culturali.
7. Sensibilizzazione alle cure
complementari di validata efficacia: all'interno del persorco formativo
viene dato spazio a focus specifici sull’alimentazione, il
lavoro fisioterapico integrato, le medicine complementari.